Mercoledì, 01 Aprile 2020 18:10

Sui fatti di oggi alla tendopoli della zona industriale di San Ferdinando e in risposta al vicepresidente della Regione Calabria

Proprio come i calabresi, questi lavoratori avrebbero piuttosto bisogno di vedersi riconosciuti, nel quotidiano e non solo ai tempi del Coronavirus, dei basilari diritti di cittadinanza quali l’accesso alle cure, ad un’abitazione dignitosa, ad un lavoro non sfruttato.
La mattina del 31 marzo, due delle associazioni firmatarie si trovavano presso la Tendopoli e hanno assistito all'esplodere della rabbia dei braccianti, che chiedevano a gran voce di poter provvedere autonomamente alla preparazione dei pasti, un aspetto evidentemente non secondario per chi si trova in questo momento a vivere una condizione di assoluta precarietà e passività, a causa della forte limitazione dei movimenti, dell’impossibilità di svolgere qualsivoglia attività, data la natura dell’insediamento e dell’impossibilità di lavorare e quindi di poter provvedere alla propria sussistenza.
Tale situazione è frutto di una carenza di informazioni strutturata che permette al passaparola di aumentare rabbia e frustrazione da parte degli abitanti della Tendopoli, in merito alle disposizioni di sostegno al reddito, nonché all'approvvigionamento alimentare a favore di persone indigenti. Pertanto, invitiamo le Istituzioni tutte ad organizzare un dialogo che possa permettere un reale confronto con gli abitanti della Tendopoli e che garantisca un corretto accesso alle informazioni da parte dei braccianti.
Registriamo, inoltre, l’amarezza e la frustrazione del Sindaco di San Ferdinando con cui abbiamo avuto, nel corso degli anni, un’ottima collaborazione. Frustrazione data dall'assenza di interventi strutturali da parte di Regione e Prefettura, nel corso degli anni.
Come dichiarato dalle associazioni firmatarie in un recente documento indirizzato al DG Dipartimento Salute e politiche sanitarie, nonché alla Presidenza e alla Vicepresidenza della Regione Calabria e contenente delle proposte operative per arginare il pericolo di contagio, la priorità per questi lavoratori è poter accedere ad un alloggio che garantisca condizioni igienico sanitarie adeguate, imprescindibili per prevenire la propagazione del contagio. Se non si garantiscono innanzitutto condizioni di vita che permettano di proteggere la propria salute e quella della collettività - presso la tendopoli dove le persone vivono in 8 per tenda, per un totale di più di 400 persone con pochissimi servizi igienici a disposizione - è inevitabile aspettarsi
delle rivendicazioni in merito alla loro condizione di vita che possano aumentare la tensione sociale, anche di fronte ad iniziative animate da buoni propositi.
Medici per i Diritti Umani
Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)
Csc Nuvola Rossa e Co.S.Mi. (comitato solidarietà migranti)
SOS Rosarno
Sanità di Frontiera
Hospitality School
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